Sono sicura che tutti voi ricordiate Primo Levi per altre opere.
Ve lo propongo con una poesia poco conosciuta.
L’autore dedica dei versi pieni d’ironia al primo giorno della settimana.
Con “Un altro lunedì”, Primo Levi mescola l’aria grigia della stazione torinese di Porta Nuova, le suggestioni dantesche, i ricordi del lager e quella particolare -e familiare- sensazione di angoscia e malinconia di cui è pervaso il lunedì mattina, dando vita a una poesia particolare.

“Un altro lunedì” è alle porte. I lunedì mattina hanno sempre uno strano sapore. Profumano di fine e di inizi, monotoni e sempre nuovi contemporaneamente. Momento di “ripartenza”, tanto in senso concreto quanto in quello figurato, il primo giorno della settimana e il nostro rapporto con esso sono legati alla routine, al lavoro, a tutto ciò che ha a che fare con la quotidianità e l’abitudine.
Ecco perché, provvisto della sua verve ironica e dopo aver rimestato fra i ricordi personali, le immagini della sua Torino e le letture dantesche, ha dato vita a una poesia che parla dello “spleen” del lunedì.

“Un altro lunedì”, la poesia di Primo Levi
“Dico chi finirà all’Inferno:
i giornalisti americani,
i professori di matematica,
i senatori e i sagrestani.
i ragionieri e i farmacisti
(se non tutti, in maggioranza);
i gatti e i finanzieri,
i direttori di società,
chi si alza presto alla mattina
senza averne necessità.
Invece vanno in Paradiso
i pescatori ed i soldati,
i bambini, naturalmente,
i cavalli e gli innamorati.
Le cuoche ed i ferrovieri,
i russi e gli inventori;
gli assaggiatori di vino;
i saltimbanchi e i lustrascarpe,
quelli del primo tram del mattino
che sbadigliano nelle sciarpe”.
Così Minosse orribilmente ringhia
dai megafoni di Porta Nuova
nell’angoscia dei lunedì mattina
che intendere non può chi non la prova.

Megafoni, treni e lunedì
In questa poesia Minosse sembra quasi ringhiare al megafono, separando la marea di gente che si presenta in stazione pronta a salire su un treno.
L’immagine di Minosse ha a che vederecon il mito dantesco, ma anche con il ricordo – ancora vivissimo e doloroso – di quegli uomini che distinguevano i sommersi dai salvati durante l’esperienza dei lager.
Il luogo rappresentato è la familiarissima stazione di Porta Nuova, posto che Levi conosce benissimo e che, essendo una stazione, per sua natura collega alle partenze, agli inizi e ai viaggi.
Nei versi finali della poesia torna l’argomento espresso dal titolo: è “l’angoscia dei lunedì mattina – che si susseguono uno dopo l’altro, con ciclicità e monotonia -/ che intendere non può chi non la prova“.
Mi piace concludere con dei buoni propositi che dedico a tutti voi:
” Non odiare così tanto il lunedì. Esso è solo il primo giorno di una nuova settimana che può darti la forza, la motivazione e la spinta che ti mancano per sentiri sicuro nel tuo modo di procedere attraverso la vita o per iutarti a cambiare tutto ciò che deve e può essere cambiato.”
Jean-Paul Malfatti
Buona settimana atutti da Mastrogessetto!