Qual è il Palio più importante?
Il più famoso è il Palio di Siena, ma in Italia circa 80 città celebrano gare tra antichi rioni, una tradizione che risale all’età dei Comuni.
Il Palio di Siena è una delle manifestazioni più celebri d’Italia e conosciute in tutto il mondo.
Ogni anno ci sono due appuntamenti, uno a luglio e l’altro ad agosto: il 2 luglio con il Palio in onore della Madonna di Provenzano e il 16 agosto con il Palio in onore della Madonna dell’Assunta.
Il Palio ha avuto due anni di stop a causa della pandemia.
Nel passato si era fermato soltanto per le due guerre mondiali.
Vogliamo scoprire qualcosa in più sulla storia di questa corsa antichissima.
LE CONTRADE
Al Palio partecipano ogni anno, secondo un sistema di sorteggi e rotazioni, 10 delle 17 contrade della città, in modo che nessuna arrivi a saltarne più di due di fila, a meno di casi particolari.
I cavalli con i loro fantini, che cavalcano senza sella, entrano in piazza del Campo, per l’occasione cosparsa di uno strato di tufo, verso le 19.
Lo sparo di un mortaretto annuncia il loro ingresso.
Parte la corsa (nel gergo del Palio definita “carriera”).
Chi vince
Sarà il primo cavallo che termina di compiere tre giri della piazza in senso orario.
Il premio
Il trofeo è il “drappellone”, che i senesi chiamano anche “cencio”, ossia un drappo dipinto da artisti scelti di volta in volta dal Comune, che viene poi portato dalla contrada trionfatrice nella Collegiata di Santa Maria in Provenzano, a luglio, e in Duomo nel Palio di agosto.
Le origini
Il Palio di Siena ha origini antichissime .
Nasce nel Medioevo,quando Siena era una nobile e ricca Repubblica.
Il primo documento sul Palio, infatti, risale al 1238, mentre attestazioni certe della prima corsa equestre sono del 1633.
Invece la definizione esatta delle contrade, tuttora in voga, risale al 1729
Ciascuna è contraddistinta da un proprio stemma araldico.
Quegli stemmi sono ancora oggi esposti, con orgoglio, lungo le vie della città.
Palio di Siena: bandiere delle Contrade
I giorni del Palio
“Sono quattro giorni di festa sia per il Palio in onore della Madonna di Provenzano, dal 29 giugno al 2 luglio, che per quello della Madonna dell’Assunta, dal 13 al 16 agosto. In questi giorni si svolgono una serie di rituali rimasti identici nei secoli: benedizione dei cavalli, sorteggi, prove generali, cene.”
“Il Palio è sempre preceduto da un corteo storico con numerosi figuranti in costume,tra tamburi, alfieri, fantini, in una rievocazione dei fasti della Repubblica Senese.
” Il corteo inizia a sfilare lo stesso giorno del Palio, il 2 luglio e il 16 agosto.
Tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre si svolge la “cena della vittoria”, in cui la contrada festeggia il suo cavallo vincitore addobbando il rione a festa.
I senesi lo dicono da sempre: il Palio, in fondo, dura tutto l’anno.”
ALCUNE CURIOSITA’
Quale contrada ha vinto più Palii
“Ecco la classifica attuale che risale al numero di vittorie accertate dal ‘600 in poi dai documenti ufficiali.
In prima posizione c’è l’Oca con 63 palii vinti.”
Il cavallo può vincere anche senza fantino
Ben 24 volte è successo che una contrada vincesse con il cavallo senza fantino: in questo caso si parla di “cavallo scosso”.
I fantini
“I fantini sono pagati migliaia di euro dalle contrade da cui vengono ingaggiati, ma non c’è nessun regolamento che vieti loro di essere “corrotti”, di ricevere altro denaro dai fantini avversari per danneggiare una rivale, nel caso ci siano poche speranze di vittoria, o addirittura – a suo rischio e pericolo – per far perdere la contrada che lo ha ingaggiato.”
I cavalli
“I cavalli invece vengono assegnati alle contrade casualmente. L’assegnazione avviene pochi giorni prima della corsa e ciò comporta che le contrade debbano decidere in poco tempo che strategia adottare e quindi che fantino ingaggiare.”
Il Mossiere non guarda mai il Palio
Il Mossiere ha il compito di allineare i cavalli tra i canapi prima della partenza e di sganciare il canape quando parte la contrada di rincorsa. Una volta svolto il suo lavoro lascia il Campo e non assiste mai alla “Carriera”.
Chi è la “Nonna”
Il Palio ha un linguaggio molto particolare; viene infatti definita “nonna” la contrada che non vince da più tempo.
Il Drappellone
Il Drappellone è l’unico premio che ottiene la contrada vincitrice; può essere chiamato anche “Cencio”. Ogni anno la sua creazione viene affidata ad artisti locali (Palio di luglio) ed internazionali (Palio di agosto).
Imparzialità
I senesi che occupano cariche ufficiali a livello cittadino o paliesco non possono parteggiare per nessuna contrada.
Una vista unica
La persona che più di tutti gode di una visuale mozzafiato del Palio è colui che suona la campana della Torre del Mangia fino al momento in cui escono i cavalli, dopodiché scende verso l’orologio della torre per ammirare il Palio da lì.
Il Palio è terminato.
Inizia subito una grande festa dei vincitori.
Le contrade rivali lasciano la piazza a gran velocità, per non subire l’onta di veder festeggiare gli acerrimi rivali.
Abbinare Siena al Palio è una cosa immediata.
Ma, credetemi, la città è molto bella per le sue ricchezze architettoniche e merita di essere visitata.
DIECI COSE DA VISITARE
Vi propongo l’elenco di dieci cose che dovete visitarese vi recate a Siena.
Piazza del Campo

Palazzo Pubblico

Torre del Mangia

Il Duomo

Museo Santa Maria della Scala

Basilica di San Domenico

Rocca Salimbeni

Pinacoteca Nazionale

Passeggiata in centro

Orto botanico dell’Università di Siena

Per approfondire e saperne di più cliccare qui:https://www.toscana.info/siena/
I DOLCI DELLA TRADIZIONE SENESE
Un’ altra cosa per cui è famosa la città di Siena è di tipo gastronomico o meglio dolciario.
Sono tre,in particolare, le perle dolciarie di cui Siena giustamente si vanta.
La loro fama va al di là dei confini e dagli italiani sono apprezzate specialmente nei periodi delle feste natalizie.
Questi i nomi della triade: cavallucci, ricciarelli e panforte.
Il Panforte
“Nasce poverissimo e diventa man mano ricchissimo, ovviamente di spezie, sapori, profumi.
Il nome viene dai suoi antenati medievali. Sa di forte è il modo toscano di indicare una pietanza o bevanda che sta per assumere un sentore acido.
Fra i progenitori si ricorda infatti l’antichissimo uso di fare pani dolci con l’acqua di risciacquo dei vasi dove era stato il miele (pane di miele) a cui si aggiungevano pezzi di frutta al naturale o appena appassita in forno. La conservabilità di questo umilissimo dolce era modesta e il sapore rischiava presto di sfumare verso il” forte”.
Con le crociate cominciarono ad arrivare dall’oriente dal XIII secolo in poi, spezie sconosciute, il cui primo utilizzo avvenne da parte appunto degli “speziali”.
Al pepe, ai chiodi di garofano e alla cannella, si attribuirono virtù mediche talvolta inesistenti e la capacità, invece reale, di dare nuovi sapori e conservabilità del cibo.”
I Ricciarelli

“Sono dei biscotti raffinatissimi. Da soli garantirebbero fama eterna al loro inventore, se fosse conosciuto. Invece, come molti dolci tradizionali, la loro data di nascita è incerta e parrebbero figli di molte madri.
Non troppo spessi, teneri, friabili e delicati, a forma di piccole losanghe, hanno una base di marzapane. Si legge come le torte di Marzapane di Siena, fossero già apprezzate nei ricevimenti delle nobili famiglie del XVI secolo, ben oltre i confini toscani.
Pare che ad una delle losanghe dei primi biscotti di marzapane, venisse data una forma arricciata, come quella delle babbucce orientali. Da qui il nome.
La loro squisitezza dipende dai sapori della scorza d’arancia e del cedro candite che si sposano splendidamente con quello delle mandorle. Il tutto tanto finemente macinato che solo il palato saprà riconoscere le sfumature di gusto avvolto da anche un lieve sentore di cannella.
Venduti sfusi o singolarmente confezionati in belle scatole, sono un eccellente regalo in ogni momento dell’anno. Se andate a Siena e avete qualche amico in città, chiedete però dove vanno i senesi a comprare i ricciarelli; oltre alle pasticcerie comunemente note per la loro eccellenza, come Nannini in pieno centro al 24 via Banchi di Sopra (e diversi altri negozi sparsi in città) potrete aver la fortuna di qualche indicazione semi- segreta di cui non vi pentirete.”
I Cavallucci

“Questi sono dei biscotti di farina, miele e zucchero, con una forma simile a una mezza albicocca un po’ schiacciata. Di buona consistenza, pare che derivino il nome dall’uso popolare che se ne faceva nelle stazioni di posta per il cambio cavalli, già nel XVI secolo.
Apprezzati come ristoro dei viaggiatori, avevano anche il pregio di una lunga conservazione e quindi particolarmente adatti a chi è in viaggio.
Alle attuali ricette, che rispetto al passato garantiscono una maggiore morbidezza, si è giunti dopo molteplici varianti anche nel nome, che hanno contributo ad affinare il prodotto finale, oggi gradevolissimo per l’aggiunta di anaci e arancia candita.”
Concludiamo in dolcezza!
Quale finale poteva essere migliore di questo?
Parola di Mastrogessetto!