Quando i bambini hanno fretta di leggere: quali errori non fare

Quando si parla di imparare a leggere il nostro pensiero va ai bambini che iniziano a frequentare la scuola primaria.

La classe prima prevede, fra gli altri obiettivi, anche questo.

Spesso però accade che i tempi non vengano rispettati.

Ci possono essere quei soggetti che non sono interessati a tale apprendimento e in questo caso c’è da fare un bel lavoro di supporto a quello che svolge, a scuola, l’insegnante.

Ma, al contrario, può accadere, per una serie disparata di motivi , che i nostri figli abbiano una spontanea voglia di bruciare le tappe e di imparare in piena autonomia, senza aspettare l’entrata nella fatidica scuola dei grandi.

Ben venga, penserete voi!

Certo fra le due situazioni è quella preferibile.

Ciò non toglie, che anche in questo caso si possono avere conseguenze non sempre positive.

Vediamo che cosa può succedere e come evitarlo.

Siete pronti?

Rilassatevi!

Si parte!

Se legge prima della scuola : errori da evitare

Ogni bambino ha una storia a sé, fin dal momento della nascita.

Ognuno ha i suoi tempi, che vanno rispettati.

La famiglia, la scuola dell’infanzia deve stimolare ma non ci devono essere forzature.

Eppure, spesso i bambini, hanno la curiosità dell’imparare alcune cose senza rispettare i tempi previsti.

Anche per l’approccio alla lettura può accadere questo: succede che alcuni iniziano a sperimentare e a fare dei tentativi di lettura.

Quali sono i motivi?

Possono essere i più disparati: l’ambiente stimolante, con la presenza di libri, l’educazione alla lettura ricevuta, ma anche più banalmente l’averci un fratello o una sorella poco più grande e il voler stare al passo.

Questo è stato il caso di mia figlia che “rubava” di nascosto i quaderni e i libri del fratello, di un anno più grande e ricopiava, scriveva, cercava di leggere.

Anche gli altri due, per motivi diversi, hanno imparato prima di andare a scuola.

Come ci si deve comportare in questi casi ?

1) Lasciare libertà assoluta senza intervenire

Non dobbiamo forzare la cosa e soprattutto non dobbiamo cercare di assumere il ruolo d’insegnante.
Può darsi che ci siano momenti di curiosità e di tentativi di apprendere, che si alternano a momenti di pausa, in cui il bambino perde un po’ l’interesse.

2) Rinforzare nel giusto modo

Gli adulti quando insegnano le consonanti ai figli, ai nipoti, commettono un errore grossolano che crea confusione e porta dei danni.
Cosa vuol dire?

Facciamo un esempio pratico.

Una parola semplice, formata da due sillabe, quattro lettere : “SOLE”

Alcuni adulti, tentando di aiutare i più piccoli, leggono così : ESSE – O- ELLE -E

Se ci riflettete un attimo, capirete subito che è sbagliato.

Infatti il giusto modo è quello di pronunciare il suono SSSS poi attaccare la vocale O poi la consonante LLL al quale attaccare la vocale E.

Il suono di ogni consonante va pronunciato in modo prolungato così da attaccarsi alla vocale che lo segue.

Mi ricordo, quando ho insegnato, tantissimi anni fa, nella classe prima che quei bambini che avevano preso la cattiva abitudine di cui ho parlato sopra, duravano molta fatica a perderla e ad iniziare in modo corretto.

3) Non mortificare ma elogiare

In questa fase così delicata, non ci devono essere commenti negativi ma solo rinforzi positivi.

Può capitare in qualsiasi momento della giornata che il piccolo apprendista riesca a leggere un parolina.

In questo caso, che sia una parola di un’insegna per strada, che sia una parola in tv e in qualsiasi altra occasione, sottolineate positivamente questo bel traguardo!

L’importante è come ho detto fin dall’inizio, che questo processo sia spontaneo.

Guai ad esserci forzature!

4) Non obbligare a leggere libri ma offrirne di adatti

Se il piccolo lettore trova in giro o a portata di mano dei libri adatti, che catturano la sua attenzione può decidere di sperimentare anche quello.
Illustrazioni ben fatte, poche parole scritte grandi e in stampato maiuscolo possono essere due delle caratteristiche da considerare.

Ma se, al contrario, non viene fuori questo spontaneo interesse per la lettura dei libri, non forziamo e lasciamo tutto così.

Bene.

A questo punto parliamo del rovescio della medaglia.

Molti insegnanti della scuola primaria, leggendo fin qui, penseranno subito alle conseguenze ” negative ” di un apprendimento della lettura prima dell’ingresso a scuola.

Anche se i bambini hanno appreso nel giusto modo, c’è, infatti, un pericolo in agguato: la noia.

Cosa fanno questi alunni quando gli altri imparano vocali, sillabe e quant’altro cimentandosi in cose per loro scontate e che possono provocare noia e comportamenti inadeguati?

Ecco che qui entra in gioco la creatività dell’insegnante.

Infatti è proprio questa che deve trovare il modo di tenere “impegnati” questi bambini, facendo leva sulle loro naturali inclinazioni, sfruttandole per gratificarli.

Un esempio pratico?

Il mio terzogenito è stato per un certo periodo il segretario tuttofare della maestra d’italiano: a lui piaceva aiutare coetanei e adulti e si prestava volentieri per svariate mansioni, senza mai provare la noia.

Non ve l’ho già detto che il mestiere dell’insegnante è uno dei più difficili?

Del resto è anche una verità che non si può certo bloccare un bambino che vuole imparare prima per il timore che si annoi i primi tempi della scuola primaria.

E’ un po’ come il momento scelto per nascere:

Mia figlia voleva nascere prima e a nulla sono valsi i tentativi dei medici per ritardare l’evento.

Se non si va incontro a grossi rischi, come nel caso dell’apprendimento, spesso è meglio lasciar fare il loro corso agli eventi.

Parola di Mastrogessetto!

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