Perché il numero 3 è considerato perfetto

Iniziamo con un modo di dire :“Non c’è due senza tre”

 L’idea alla base di questo proverbio è che se un evento si ripete almeno due volte, molto probabilmente si ripeterà anche una terza.

Naturalmente se si tratta di qualcosa di positivo siamo ben contenti di ricordarci questa frase.
Al contrario, se abbiamo già avuto a che fare con due cose negative, non vogliamo mettere in campo il ” Non c’è due senza tre”.

Ma cosa vuol dire che il numero 3 è perfetto?

Siete pronti per un brevissimo volo sulla questione?

Relax!

Si parte!

Il numero 3 come numero perfetto

Sicuramente la considerazione di questo numero perfetto non ha niente a che vedere con i numeri matematici perfetti.

Bene.

Partiamo.

Andiamo in ordine cronologico.

Al numero tre sono stati attribuiti significati magici e simbolici da tutte le civiltà e in tutte le epoche.

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Già Pitagora e la sua scuola, un movimento filosofico e scientifico nato nel I secolo avanti Cristo, considerava il tre un numero perfetto, in quanto sintesi del pari (due) e del dispari (uno).

Nell’antico Egitto il geroglifico del Tre era “due più uno”, mentre per gli Arabi ed Ebrei aveva il medesimo significato che rappresentava un patto tra due persone ed un terzo che simboleggiava il testimone.

Nelle religioni, sono frequenti le triadi divine.
Basta pensare alla Trimurti induista (Brahma, Shiva, Vishnu) o alla Trinità del Cristianesimo.


Anche i Cinesi hanno sempre considerato , il 3 perfetto, perché numero della totalità cosmica: cielo, terra, uomo.

Arriviamo al Medioevo, durante il quale, il suddetto numero raggiunge il massimo della sua importanza.
Per capire questo basta pensare alla Divina Commedia, dove il tre e i suoi multipli hanno un valore simbolico (tre cantiche, trentatré canti, nove gironi infernali).

“Dante non aveva soltanto una cultura di tipo umanistico, ma anche scientifico e
filosofico.
Il rapporto tra la numerologia e la Divina Commedia è evidente in tutta l’opera, sia
a livello strutturale che narrativo.”

Dante sviluppa il suo capolavoro basandosi sul numero 3 .


“A livello strutturale l’opera è formata da 100 canti, suddivisi in 3 cantiche secondo
uno schema: 1+33+33+33, dove il primo canto svolge il ruolo di introduzione.
Per quanto riguarda la forma metrica il poeta sceglie la terzina di endecasillabi a
rima incatenata.

A livello narrativo Dante racconta di attraversare 3 differenti regni
ultraterreni: Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Nel suo viaggio è accompagnato da 3 diverse guide: Virgilio, allegoria della
ragione, Beatrice, simbolo della grazia e infine San Bernardo, allegoria
dell’ardore mistico.
Nel primo canto Dante incontra 3 fiere e all’Inferno attraversa 3
fiumi (Acheronte, Stige, Flegetonte).
L’Inferno è diviso in 9 gironi.
Anche Lucifero non ha una sola faccia, ma ben 3.
Alla porta del Purgatorio sia accede dopo 3 scalini di diverso colore.
Questo regno è formato da 7 cornici, che rappresentano proprio i 7 peccati
capitali, ma aggiungendo l’Antipurgatorio e il Paradiso Terrestre si arriva a 9
zone.
Infine il Paradiso è composto da 9 cieli mobili, a cui se ne aggiunge un
decimo immateriale e immobile, l’Empireo.”

Certo per essere partito da un numero, il sommo poeta è riuscito molto bene nel suo intento!

Basandosi sul numero perfetto per eccellenza, ha sicuramente realizzato un lavoro che lo è altrettanto.

Parola di Mastrogessetto!

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