Quando si visita un luogo dove ha vissuto un grande personaggio, si viene sopraffatti da sensazioni particolari.
In pochi istanti ci sentiamo molto vicini a colui o colei che ha trascorso qui, almeno una parte della propria intensa vita.
Una delle ultime visite che ha suscitato in me queste emozioni è stata quella nella splendida Recanati.
Il borgo, le vie ma soprattutto il palazzo di Casa Leopardi così ben conservato, ha evocato tempi passati in cui il grande poeta soggiornava in quei luoghi e in quelle stanze.
A rendere interessante la mia uscita è stato il contesto nel suo insieme, ripercorrere le vie del paese, sedersi nella famosa piazza e tutto il resto.
La domanda che sorge spontanea è la seguente.
Si può conciliare il desiderio di voler stare all’aria aperta con esperienze che siano anche un arricchimento personale dal punto di vista culturale?
La risposta è sì.
Uno di questi esempi è rappresentato dall’argomento che vi vado a proporre.
Pronti?
Si parte!
I parchi letterari in Italia: dove sono e cosa vedere
In Italia esistono dei bellissimi parchi letterari.
Che cosa sono?
“Un parco letterario è un territorio che ha ispirato un autore all’interno del quale viene promosso il patrimonio storico e culturale e si organizzano visite guidate e manifestazioni.
I Parchi Letterari come istituzione nacquero in Italia nel 1992, da un’idea di Stanislao Nievo” ( https://www.parchiletterari.com/cosa-sono-parchi-letterari.php).
Ormai se ne contano una trentina: da quello dei Colli Euganei del Petrarca a quello di Anversa degli Abruzzi di Gabriele d’Annunzio e molti altri ancora.
Vogliamo conoscerne alcuni?
Dopo la mia introduzione, la scelta mi sembrava obbligata.
Infatti, il nostro itinerario inizia dalle Marche, facenti parte, ai tempi del poeta, dello Stato Pontificio.
GIACOMO LEOPARDI e Recanati
Recanati ci saluta dalla cima del famoso colle.
Ed è proprio qui che vi suggerisco di fare la vostra prima tappa.
Il colle dell’Infinito
Il Colle dell’Infinito
E’ la sommità del Monte Tabor da cui si domina un panorama vastissimo, ispiratore dell’omonima poesia composta dal giovane poeta a soli ventuno anni.
l monte Tabor oggi è un parco che sorge accanto al Centro Studi Leopardiani : infatti se proseguite da Palazzo Leopardi, c’è un sentiero che attraversa il parco e si giunge al punto in cui probabilmente il poeta si trovò a comporre la poesia, una targa sul muro riporta il verso: “Sempre caro mi fu quest’ermo colle”.
Altre tappe obbligate
La Torre del borgo
La Torre del Borgo
Alta 36 metri e coronata da merlatura ghibellina, fu costruita nella seconda metà del secolo XII come simbolo della fusione in un unico Comune degli antichi Castelli. Rimase isolata dopo la demolizione del quattrocentesco Palazzo Comunale nel 1872.
Ma c’è un’altra torre, meno importante dal punto di vista architettonico, ma non per i riferimenti alle poesie del Leopardi.
La Torre del ” passero solitario“
La Torre del Passero Solitario
Questa torre (sec XIII) che terminava in cuspide a tronco di cono, decapitata da un fulmine alla fine dell’800 e resa celebre dalla poesia leopardiana Il passero solitario, è ubicata nel Chiostro della Chiesa di S. Agostino.
Andiamo avanti.
Mai sentito parlare di Nerina?
Meno famosa di Silvia, Nerina è la donna cantata da Giacomo Leopardi nella lirica del 1829 Le ricordanze, figura ispirata da Teresa Fattorini o Maria Belardinelli, entrambe morte in età giovanile.
La scalinata di Nerina
La Scalinata di Nerina
O Nerina! E di te forse non odo questi luoghi parlar? caduta forse dal mio pensier sei tu? Dove sei gita. che qui sola di te la ricordanza trovo, dolcezza mia? Più non ti vede questa Terra natel: quella finestra, ond’eri usata favellarmi ed onde mesto riluce delle stelle il raggio, è deserta.[…] […]Ogni giorno sereno, ogni fiorita piaggia ch’io miro, ognigoder ch’io sento, dico: Nerina or più non gode; i campi, l’aria non mira. Ahi tu passasti eterno sospiro mio; passasti e fia compagna d’ogni mio vago immaginar.[…]
Altra donna che ebbe importanza nella vita di Giacomo, fu indubbiamente la madre Adelaide Antici.
Figura complessa, la madre Adelaide viene fuori dagli scritti del poeta come una donna religiosissima, assai severa, calcolatrice e incapace di esprimere adeguato affetto verso i figli.
La casa della marchesa Adelaide Antici
Palazzo Antici-Mattei
“L’edificio risale al XVI secolo, ha linee semplici ed eleganti e iscrizioni in latino sulle architravi delle finestre che richiamano il lustro della famiglia, un tempo “Antiqua” e poi “Antica”, Casa nativa della marchesa Adelaide Antici, madre del poeta.”
Può risultare difficile pensare ad Giacomo bambino, simile agli altri suoi coetanei.
Eppure, durante la sua infanzia, anche lui, insieme ai suoi fratelli, giocava a tombola o a bocce o ad altro nell’orto del convento dei Cappuccini; egli stesso in una sua scherzosa lettera si firmò “Fra Jacopo di Montemorello” alludendo sicuramente al Convento in questione.
Chiesa e Convento dei frati Cappuccini
Chiesa e Convento dei Frati Cappuccini
Nel 1616 furono costruiti il convento e la chiesa, dedicata alla Madonna di Loreto. I frati cappuccini hanno sempre avuto rapporti con la vicina Famiglia Leopardi: tre cappuccini appartenevano alla nobile casata.
Ma il luogo perfettamente conservato che merita una visita anche al suo interno è indubbiamente il Palazzo di famiglia.
Palazzo Leopardi
Palazzo Leopardi
“Casa natale del Poeta è tuttora abitata dai discendenti della sua famiglia. L’elegante edificio, che riunisce due antichi palazzi, fu eseguito su disegno del canonico conte Orazio Leopardi (1714-1799). Al primo piano vi è la Biblioteca-Museo di quattro sale dove sono conservati 25.000 volumi consultabili da parte di studiosi, previa autorizzazione della famiglia. Si deve a Monaldo Leopardi, il padre di Giacomo la costituzione della preziosa biblioteca da lui dedicata “filiis, amicis, civibus” tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Il percorso museale conduce il visitatore in alcune sale del palazzo arredate con mobili d’epoca e decorate con delicati stucchi e tempere ai soffitti.”
Quando si esce fuori, di nuovo, all’aria aperta, la piazza ci invita a fermarci ancora.
E sembra di rivivere il ” Sabato del Villaggio”.
Piazzuola del ” Sabato del Villaggio”
Piazzuola del Sabato del Villaggio
La donzelletta vien dalla campagna, In sul calar del sole, Col suo fascio dell’erba; e reca in mano Un mazzolin di rose e di viole, Onde, siccome suole, Ornare ella si appresta Dimani, al dì di festa, il petto e il crine […] […]I fanciulli gridando Sulla piazzuola in frotta, E qua e là saltando, Fanno un lieto romore […]
La nostra visita si ferma qui.
Spero di essere riuscita a trasmettere l’entusiasmo o almeno la curiosità verso questa esperienza.
Vi assicuro che è molto coinvolgente per appassionati di poesia e non.
Parola di Mastrogessetto!
Una meravigliosa sorpresa.
GRAZIE DI CUORE!
Carissima Imma sono io a ringraziare te perché mi hai scritto! Ti auguro tante belle cose e ti mando un affettuoso abbraccio! Mastrogessetto