“Ciò che un insegnante scrive sulla lavagna della vita non potrà essere mai cancellato” recita un anonimo.
Se ogni insegnante pensasse, sempre, quanta responsabilità ha nei confronti di ogni bambino o studente che interagisce con lui, forse sarebbe assalito da tanti di quei dubbi che rinuncerebbe al suo difficilissimo “mestiere”.
Ma, fortunatamente, in molte occasioni, prevale il trasporto emotivo sul pensiero razionale e ogni insegnante cerca di dare il meglio a chi si trova di fronte.
D’altro canto è anche vero che, purtroppo, trattandosi di un essere umano, qualche errore può essere commesso.
Ma è anche altrettanto vero, che, fortunatamente, nella maggior parte dei casi, i bambini o i ragazzi hanno una capacità incredibile di ammortizzare e di superare alla grande queste parentesi negative.
Ma vogliamo dedicare qualche bella frase a tutti coloro che ogni giorno si rimboccano le maniche in tutte le scuole?
Rilassatevi!
Siete pronti?
Si parte!
Perché è difficile fare l’insegnante
Non si può insegnare senza passione.
Forse un tempo.
Ma oggi no.
Non me ne vogliano gli insegnanti dell’inizio del Novecento, quando la scelta di fare questo “mestiere” era dettata da tanti motivi.
La passione poteva essere in fondo alla graduatoria delle motivazioni o addirittura assente.
Quante persone avrebbero, invece, avuto una grande predisposizione, per l’insegnamento, ma le condizioni economiche non permettevano loro di portare a termine il proprio sogno?

Non siamo qui per fare la storia della scuola, ma dai film o dai racconti delle persone più anziane viene fuori un quadro molto lontano dalla scuola di oggi.
Secondo me alla base di tutto ci deve essere la passione: in questa più che in altre professioni.
Ma chi è l’insegnante?

La scuola dell’infanzia

Vogliamo parlare degli insegnanti dei più piccoli?
Quanta responsabilità!
“Seminate nei bambini, buone idee, perché anche se oggi non le comprendono, un giorno fioriranno”.
Gli insegnanti della scuola dell’infanzia pongono le basi per costruire una casa solida: con loro i bambini iniziano il cammino che li porterà lontano.
E anche in questo caso, gli insegnanti mostreranno “dove guardare e non cosa vedere”.
Poi arriva il momento che i bambini proseguano con altri colleghi e tutto ricomincia da capo.
La scuola primaria

Una volta, il ginecologo che seguiva la mia prima gravidanza mi disse: “Cosa c’è di più bello di vedere un bambino che impara a leggere e a scrivere?
Detto da uno che aveva assistito, per tante volte, al miracolo più grande, quello della vita che nasce, ebbe un certo peso.
In effetti, per un insegnante della scuola primaria, assistere a questo “miracolo” è un’emozione talmente forte che di per sé sarebbe già sufficiente, a ripagare delle energie impiegate per aiutare i piccoli a raggiungere tale obiettivo.
Non è tuttavia l’unica emozione.
Quando, poi, il percorso diventa difficile, la sfida è ancora più impegnativa.
Ma ottenere il traguardo finale, allora, provoca un’emozione ancora più forte e coinvolgente.

E poi arriva il momento dell’adolescenza, dei cambiamenti.
La scuola secondaria di primo e secondo grado

Quante volte ho sentito dire, rivolto a me e agli altri professori della Scuola Secondaria di Primo e Secondo Grado,” non so come fate a capire questi ragazzi!”
Cosa rispondere?
Non è certo facile.
E’ inutile voler minimizzare.
Le parole, pronunciate dai docenti, hanno un peso ancora più incisivo.
Prendo in prestito questo aneddoto.
“Un giorno un mio vecchio professore mi disse: Sai le parole fanno più male dei pugni. Risi rispondendo.. Beh professore con un pugno le faccio uscire sangue dal naso lei invece con le parole? Dal cuore che è molto peggio.”

Cari insegnanti, siate entusiasti del vostro importantissimo compito.
E anche quando qualche tempesta più o meno piccola vi travolge, non dimenticate mai che voi siete il vento che gonfia le vele dei vostri alunni, per farli navigare nel mare della conoscenza.
Parola di Mastrogessetto!